Il “Fascismo” pare nuovamente uscito dalle pagine del manuale di Storia per diventare argomento del dibattito pubblico. Per questo motivo, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, sulla base del vasto patrimonio che conserva nei suoi archivi, ha deciso di selezionare alcuni documenti, per far parlare essi stessi della Storia che hanno contribuito a creare.
Le fonti selezionate ripercorrono attraverso sette focus le fasi e i caratteri principali del Regime, per ricostruire gli eventi che hanno determinato non solo i venti anni di dittatura e guerra, ma anche i nostri anni più recenti.
In Italia siamo di fronte al pericolo di involuzioni autoritarie? Il fascismo sta tornando dipinto di nuovi colori?
Una sorta di evocazione collettiva degli anni ’20 si è diffusa nel recente discorso politico e culturale italiano: tra paragoni forzati e analisi approfondite, ma molti sembrano portati a confrontare l’Italia di oggi con quel capitolo del manuale di storia contemporanea che abbiamo studiato a scuola intitolato “Avvento del fascismo”.
Come operatori culturali, storici ed archivisti (anche di documenti che attestano e documentano del Fascismo storico che di quello di più recenti natali) non crediamo che la Storia viva di eterni ritorni; la coincidenza dell’anniversario – siamo infatti a 100 anni dalla fondazione dei Fasci di combattimento – non ci persuade a presumere l’inevitabilità di un destino. Per quanto l’orizzonte sociale e politico del nostro presente sia inquietantemente sollecito a guardare verso retoriche divisive e linguaggi d’odio, continuiamo a credere che l’umanità non sia condannata a ripetere i propri errori … a meno che non voglia.
Sfoglia alcune risorse degli archivi di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Dai documenti è possibile vedere come termini e divise tratte dal mondo militare popolano il dibattito pubblico e la vita dei civili, mentre si diffonde una critica sempre più dura contro le élites (come si legge nel documento “Crisi dello Stato” nell’ebook In presa diretta. La costruzione del fascismo raccontata in tempo reale).
Il 23 marzo 1919 a Milano, in piazza San Sepolcro Benito Mussolini, ex giornalista socialista, orienta i Fasci di Combattimento, primo nucleo del Movimento Fascista (1919) su posizioni nazionaliste, insistendo sulla delusione dei reduci di guerra e sul mito della “vittoria mutilata”.
Le aggressioni compiute dai gruppi fascisti contro le formazioni e i giornali di sinistra convinceranno molti esponenti delle classi agiate ad usare questi gruppi paramilitari per azioni violente antisindacali e contro il movimento contadino, raramente represse o perseguite dalle forze dell’ordine.
Quando si riflette sull’ascesa di un regime illiberale va sempre posta l’attenzione sul processo che porta la società da un sistema liberale o democratico a uno dittatoriale. Seppur complesso, è un esercizio che chiama in causa la capacità con cui riusciamo ad analizzare i più -apparentemente – piccoli segni di scivolamento verso forme autoritarie di controllo politico.
Nei documenti di archivio si può vedere come le violenze squadriste fossero presentate dai giornali di opposizione (L’Unità e L’Asino) e da quelli fascisti (Il Popolo d’Italia). Dal testo di Luigi Fabbri (La contro-rivoluzione preventiva), si può invece leggere l’analisi dei fatti che il militante anarchico fece già nel 1922.
Nei vent’anni di potere, oltre a mantenere un controllo poliziesco in ogni aspetto della vita dei cittadini, per il Fascismo fu fondamentale continuare ad alimentare il sostegno della popolazione, cercando consenso e sostegno. La propaganda quindi ebbe un ruolo molto importante e il Regime investì energie e finanze in diversi progetti.
Nei documenti di archivio emerge il ruolo centrale che bambini e giovani ebbero nella propaganda fascista: sia come protagonisti delle campagne di consenso che come soggetti a cui queste si indirizzavano. Le immagini di seguito sono tratte da riviste e quotidiani del Regime e si può osservare come i più giovani venissero coinvolti attivamente al fine di creare attaccamento e obbedienza nelle future generazioni.
L’impegno del Regime in campagne militari fuori dai confini italiani è uno degli aspetti meno affrontati ancora oggi. L’oblio dal discorso pubblico delle vicende coloniali italiane è alla base di molti fraintendimenti e falsificazioni storiche che hanno ripercussioni molto forti ancora oggi.
Nei documenti di archivio si può vedere come il Regime costruì una retorica coloniale in cui razzismo e immagini di sviluppo venivano usate come giustificazione alle guerre e alle violenze sui civili.
Negli anni Trenta i rimandi ad un “problema ebraico” iniziarono a diffondersi maggiormente, assieme a rimandi sempre più espliciti al concetto di “Razza Ariana”, fino a quando, nell’estate del 1938 viene proclamato lo “Stato di emergenza antisemita”, inserito nella pubblicazione “Il Fascismo e i problemi della Razza”.
Da questo momento l’apparato statale si mette in moto per costruire il discorso antisemita e la corrispondente propaganda razziali ariana: nell’agosto del 1938 viene istituito presso il Minculpop l’Ufficio della Razza (con il compito di coordinare la propaganda sul tema) e nel settembre dello stesso anno la Demorazza (Direzione generale per la demografia e la razza del Viminale) con il compito di definire delle regole attraverso cui fosse possibile definire “chi fosse ebreo” e “come fosse fatto un ebreo”. Solo in seguito, di censire gli ebrei italiani.
La promulgazione delle Leggi Razziali seguì a brevissima distanza questi provvedienti.
Storico italiano da anni attivo in Francia, Enzo Traverso ha insegnato presso la facoltà di scienze politiche dell’Università della Piccardia “Jules Verne” di Amiens e presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Dal gennaio 2013 è Susan and Barton Winokur Professor of Humanities presso la Cornell University di Ithaca, negli Stati Uniti d’America.
Le opere di Traverso trattano del totalitarismo, di Auschwitz e della Shoah, ma anche di Paul Celan, Theodor W. Adorno, Walter Benjamin, Siegfried Kracauer.
Nato a Napoli nel 1969, Antonio Scurati è docente di Letterature contemporanee presso la IULM di Milano, dove dirige il Master in Arti del Racconto. Per anni ha coordinato il Gruppo di Ricerca sui Linguaggi della Guerra e della Violenza dell’Università di Bergamo. È anche editorialista de “La Stampa” e autore di numerosi saggi.
Antonella Salomoni è attualmente professore ordinario di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria. Insegna Storia della shoah e dei genocidi presso la Scuola di Lettere e Beni Culturali dell’Università di Bologna ed è professore ordinario incaricato del Corso di perfezionamento New Directions in Genocide Research presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Elia Rosati (1980), svolge attività didattica e di ricerca presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano.
Il suo terreno di ricerca politologica e storiografica è l’Italia Repubblicana ed in particolare la destra neofascista dal dopoguerra ad oggi. Tra le sue ultime pubblicazioni “Storia di Ordine Nuovo”, con Aldo Giannuli, (Mimesis 2017) e la monografia “CasaPound Italia.Fascisti del terzo millennio” (Mimesis 2018).
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