Una linea del tempo per raccontare – in parallelo tra Italia e Polonia – il percorso di conquista (e di regresso) di uno dei diritti
più discussi e delicati, sia dal punto di vista fisico che psicologico: il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza.
Il reato di aborto
Nel Codice Penale italiano Libro II, Titolo X: Dei delitti contro la integrità e la sanità della stirpe viene istituito il reato di aborto. L’articolo 546 stabiliva che i medici coinvolti in un’operazione abortiva sarebbero stati puniti con una pena di reclusione dai 2 ai 5 anni, mentre l’art. 547 stabiliva una pena dai due ai quattro anni per la donna responsabile di aver abortito consapevolmente.
L’aborto in Polonia
La Polonia è il primo paese dopo l’Unione Sovietica (1920) a legalizzare l’aborto, considerato possibile in caso di stupro, incesto o nel caso in cui fosse a rischio la sopravvivenza della madre. Questa riforma superò anche la legge Sovietica, che non concedeva tale diritto nel caso la gravidanza fosse frutto di un atto di violenza.
La nuova legge Polacca
Una nuova legge polacca sull’aborto amplia ulteriormente la possibilità di richiedere un’interruzione di gravidanza, questa volta su basi economiche e sociali, quindi nel caso in cui le condizioni economiche della famiglia del nascituro non avessero consentito il suo mantenimento. Questo quadro legislativo configurava la Polonia come uno dei paesi più liberali in materia di aborto.
Nasce DEMAUT
Nasce il gruppo DEMAUT (Demistificazione Autoritarismo Patriarcale), primo colletivo femminista d’Italia autonomo da partiti e organizzazioni politiche, nato a Milano. Il movimento femminista ha dato un fondamentale contributo all’ampliamento dei diritti per le donne, accompagnando e sollecitando gli importanti avanzamenti legislativi che caratterizzeranno gli anni successivi.
Gigliola Pierobon
L’accusa di reato d’aborto per Gigliola Pierobon – ragazza padovana, accusata di averlo praticato clandestinamente, all’età di 17 anni – sollecita un grande movimento di opinione supportato in prima linea dal movimento femminista veneto. Pierobon, operaia già vicina agli ambienti del movimento, scelse di fare leva sul suo caso specifico per suscitare dibattito politico di più ampia portata.
La legge n. 405
Vengono istituiti i consultori familiari come strutture sanitarie deputate al sostegno della famiglia, alla tutela della salute della donna e a fornire i mezzi necessari per una procreazione responsabile. In seguito alla liberalizzazione dell’aborto, il ruolo dei consultori pubblici è ancora più centrale in materia di prevenzione della gravidanza.
La legge n.194
La Legge n.194 depenalizza definitivamente l’aborto in Italia e definisce le norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, garantendo alla donna l’assistenza gratuita ad opera del sistema sanitario nazionale. A promuovere e votare la legge furono socialisti, radicali, comunisti, repubblicani e liberali.
Tentativo di abrogazione della legge 194/1978
Il Movimento per la Vita (fondato il 15 gennaio 1980) ha promosso due quesiti referendari: il primo per la totale abolizione della legge, dichiarato poi incostituzionale, e un secondo quesito più moderato ma ugualmente rivolto a una radicale revisione della legge 194. Il 17 maggio 1981 il 68% dell’elettorato ha respinto il tentativo di revisione della legge 194.
L’abolizione dell’aborto in Polonia
Il parlamento polacco promulga una legge che vieta, de facto, l’aborto. Tre anni dopo, il parlamento a maggioranza socialdemocratica ha promulgato alcuni emendamenti per rendere meno restrittiva la legge del 1993. La nuova versione della legge – nota come “compromesso sull’aborto” – rendeva la pratica di nuovo lecita ma solamente in caso di pericolo per la vita della donna, di gravi anomalie congenite del feto e di gravidanza per stupro.
Il World Congress of Families
Istituzione del World Congress of Families (WCF), una piattaforma internazionale di raccordo delle varie associazioni pro life, nata negli Stati Uniti e finalizzata a promuovere la cosidetta “famiglia naturale“. Di conseguenza le attività organizzate dal WCF sono dichiaratamente antiabortiste e omofobe. Dal 29 al 31 marzo 2019 il congresso mondiale delle famiglie si è svolto a Verona.
La Protesta Nera
Nel 2016 la società civile polacca ha dato forma a un movimento per l’ampliamento del diritto ad abortire. “La protesta nera” è il nome della lunga catena di contestazioni che ancora oggi, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia di covid-19, mobilita migliaia di cittadine e cittadini polacchi. Il nome “protesta nera” è una citazione al famoso “Black Monday” islandese, una delle maggiori proteste femministe di sempre.
Le campagne di disinformazione
A 43 anni dall’approvazione della legge n.194, il gruppo Pro-Vita e Famiglia tappezza diverse città italiane con la campagna “Prenderesti mai un veleno?”, alludendo alla possibilità che la pillola Ru-486 possa minacciare la salute della donna che ne fa uso. Le frasi riportate dai manifesti non sono supportate da alcuna evidenza scientifica: la pillola Ru-486 è universalmente riconosciuta come il metodo più sicuro per abortire.
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