Il Novecento è il secolo dei grandi cambiamenti e delle grandi conquiste: ad ogni livello della vita collettiva ha scardinato il sistema costituito. Momenti di ribellione, lotte, riscatti hanno segnato il processo di emancipazione di soggetti prima tenuti ai margini della vita pubblica.
Per i movimenti rivendicativi del Novecento è stata la piazza il luogo fisico in cui è avvenuta la presa di parola. Il percorso esplora gli eventi legati a 10 piazze in cui si è fatta la storia dei diritti.
Il Novecento è il secolo dei grandi cambiamenti e delle grandi conquiste: ad ogni livello della vita collettiva ha scardinato il sistema costituito.
Momenti di ribellione, lotte, riscatti hanno segnato il processo di emancipazione di soggetti prima tenuti ai margini della vita pubblica (lavoratori, donne, giovani, minoranze, popoli coloniali, etc.).
Questo processo non è stato lineare ma è stato segnato anche da arretramenti, dalla confisca di diritti dati per acquisiti, da contrattazioni sulla base dei rapporti di forza tra istanze e interessi contrapposti in cui si articolava la società.
Per i movimenti rivendicativi del Novecento è stata la piazza il luogo fisico in cui è avvenuta la presa di parola. Sono state le piazze a fare la storia, con i loro cortei, i loro assembramenti, i loro comizi, i loro momenti di condivisione e affermazione di parole d’ordine e istanze, come una nuova agorà decisionale in grado di ridisegnare i contorni della cittadinanza e della comunità.
In alcuni casi la piazza ha rappresentato il luogo in cui si sono affermate forze che hanno chiesto e ottenuto la marginalizzazione e l’annullamento dei diritti di interi gruppi sociali. Il Novecento insegna che la conquista dei diritti non deve essere data per scontata e che la loro stessa definizione dipende da condizioni sociali, culturali e politiche in continuo cambiamento. Proprio per questo la loro difesa e il loro ampliamento dipendono dall’impegno di tutti noi.
Cos’è un archivio? Cosa ci si trova dentro? Sfoglia alcune risorse degli archivi di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e visita le piazze dove la battaglia per i diritti si è svolta o dove la loro violazione si è consumata.
Piazza Duomo, a Milano, è il luogo dove, dopo la Liberazione, gli italiani festeggiano la libertà ritrovata. Il 28 aprile 1945 è il comandante delle brigate partigiane della Valsesia, Cino Moscatelli, che parla nella piazza insieme a Luigi Longo, comandante delle Brigate Garibaldi. Due giorni prima è stato Sandro Pertini, insieme al comandante delle Brigate Matteotti Bonfantini, che ha annunciato alla radio la liberazione della città, a prendere la parola.
L’Italia conquista la libertà e, per la prima volta nel 1946, il suffragio universale esteso anche alle donne. Nel giro di due anni e mezzo una grande partecipazione pubblica e un confronto aperto tra i partiti permette di darsi una costituzione che è il frutto – unitario – delle speranze della grande maggioranza degli italiani e della capacità di dialogo raggiunta dalle forze politiche. Oggi la partecipazione alla cosa pubblica non è più incanalata prevalentemente attorno ai partiti, come accadde in quell’epoca, ma i valori di libertà e giustizia iscritti nella carta costituzionale – e profondamente affini alla Dichiarazione dei diritti umani approvata nel 1948 – costitusicono ancora il punto di riferimento indispensabile per ogni azione rivolta al bene collettivo.
Italoivoriano, come attivista sindacale fa parte dell’Unione Sindacale di Base (Usb) dove è impegnato nel processo di organizzazione dei lavoratori agricoli e i casi di sfruttamento e caporalato. Da sempre attivista impegnato nei temi delle libertà e della giustizia sociale, divenendo uno dei membri fondatori della Coalizione Internazionale Sans-papiers, Migranti e Rifugiati (CISPM).
Attivista milanese della rete Non Una di Meno. La rete è nata a livello internazionale e comprende gruppi e realtà differenti che assieme hanno avviato un percorso comune – fatto di sostegno, battaglie politiche, formazione e azioni dimostrative e di sensibilizzazione – per intervenire sulle molteplici forme di violenza di genere e discriminazione.
Storico, ha insegnato Storia comparata e Storia dei diritti umani nell’Università di Siena, dove ha diretto anche il Master europeo in Human Rights and Genocide Studies.
E’ professore associato del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna, dove insegna Diritto del Lavoro. Ha concentrato i suoi studi e le sue analisi sui temi aperti delle trasformazioni del mondo del lavoro: dalla regolazione multilivello al lavoro non subordinato, dalle nuove forme di welfare al rapporto tra diritto del lavoro e democrazia.
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Un percorso attraverso il secolo che ha scardinato il sistema costituito e allargato l’orizzonte dei diritti per tutti.
Un percorso tra origini e sviluppo di un movimento politico e un tragico fenomeno storico con cui ancora fare i conti.
Un percorso tra voci di donne che lottano per i diritti di genere e quindi per i diritti di tutti.
Un percorso per imparare a difendersi dalla manipolazione dell’informazione che inquina il dibattito pubblico e la democrazia.
Un percorso per avvicinarsi alla scienza e farne cultura condivisa al servizio della comunità e del suo benessere.
Un percorso per ragionare sullo spazio urbano e fare delle città un laboratorio di inclusione e sostenibilità.