La libertà di informazione non è un dato acquisito: nasce come esigenza della società o può venir concessa dal potere costituito.
Per questo deve essere continuamente difesa e alimentata, perché può essere limitata e censurata in vari modi: talvolta in
modo violento, talvolta con metodi più nascosti e subdoli.
Lo Statuto Albertino
Il primo vero e proprio testo costituzionale italiano conteneva già una norma che difendeva la libertà di stampa. L’art. 28 recitava: «La Stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi». Se da un lato questo permise all’Italia di godere di una stampa tutto sommato libera per gli standard dell’800, dall’altro la permise ai vari governi di interpretare la parola “abuso” con un’ampia discrezionalità.
Abolizione del sequestro preventivo
Il governo Giolitti, appoggiato da Radicali e Socialisti, promulga una legge che vieta a tutti gli effetti il sequestro preventivo di qualsiasi pubblicazione a mezzo stampa. Per il sequestro si rendeva quindi necessario l’avallo di un magistrato: questo significava che, dando per scontata la libertà della magistratura, era impossibile bloccare la pubblicazione di un quotidiano per ragioni politiche.
Le leggi fascistissime
Con la proclamazione delle Leggi fascistissime, Benito Mussolini diede il colpo di grazia alla già martoriata libertà di stampa in Italia. Tutte le pubblicazioni non in linea col regime vennero soppresse e chiuse. I direttori di molti quotidiani a tiratura nazionale come il Corriere della Sera e La Stampa dovettero dimettersi per lasciare spazio a uomini vicini al Partito Fascista.
Entra in vigore la Costituzione
Fra i diversi articoli della costituzione entrati in vigore il 1° gennaio 1948 si riscontra l’Art. 21: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.» L’articolo sulla libertà di stampa e di espressione fu uno dei più trasversali e facili da approvare per l’Assemblea Costituente.
Tina Merlin e il Vajont
La giornalista Tina Merlin avviò un’inchiesta approfondita contro i rischi dell’edificazione, a opera della SADE, di un bacino idroelettrico nell’ambiente franoso del Monte Toc. Merlin viene denunciata dalla SADE e processata con l’accusa di diffondere notizie tendenziose a scopo ideologico. Il 9 ottobre 1963 una disastrosa esondazione causa la morte di circa 1900 persone.
Il G8 di Genova
Nel mezzo dei violenti scontri del G8 di Genova, grazie a delle finte prove, il 21 luglio la polizia ottiene l’autorizzazione per irrompere con la forza all’interno della scuola Pascoli, sede e dormitorio del Genova Social Forum. Durante la perquisizione, diversi computer contenti testimonianze fotografiche, video e audio delle violenze della polizia vengono distrutti. Nell’operazione vennero anche minacciati e picchiati diversi giornalisti.
L’editto bulgaro
Tornato al governo nel 2001, Silvio Berlusconi si ritrovò nella condizione di controllare i maggiori media televisivi di quegli anni: Mediaset, di sua proprietà, e la Rai, sfruttando leve politiche. In una dichiarazione auspicò che la Rai non permettesse il ripetersi delle “provocazioni” del comico Luttazzi e dei giornalisti Biagi e Santoro. Pochi mesi dopo, la Rai “terminò la collaborazione” con tutti e tre.
La libertà di stampa oggi
Soprattutto durante gli anni ’00, diversi indicatori (Reporter Senza Frontiere, Freedom House) hanno indicato la stampa italiana come “semi-libera”. Nonostante il leggero miglioramento avuto nell’ultimo decennio, ad oggi gli attacchi e le minacce ai giornalisti sono ancora troppo comuni: in particolare, spicca il ruolo censorio esercitato dalla criminalità organizzata.
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