“Roma non è stata presa in un giorno”, si potrebbe affermare riprendendo un noto modo di dire. Dalla nascita dei Fasci di Combattimento
alle Leggi Razziali è trascorso un ventennio, durante il quale il fascismo ha costruito con violenza e propaganda un sistema fondato
sull’obbedienza acritica, il razzismo e lo sfruttamento del più debole.
La crisi del dopoguerra
Il primo conflitto mondiale lasciò atroci ferite nel tessuto sociale italiano. Le famiglie delle vittime dovettero trovare modi per sopravvivere, i reduci dovettero reinventarsi in una società pacifica, i mutilati di guerra chiedevano assistenza. In tutto questo scompiglio, movimenti di estrema sinistra prima e di estrema destra fecero di tutto per acuire le tensioni.
Nascono i fasci di combattimento
Il 23 marzo 1919 a Milano, in piazza San Sepolcro Benito Mussolini orienta i Fasci di Combattimento, primo nucleo del Movimento Fascista su posizioni nazionaliste, insistendo sulla delusione dei reduci di guerra e sul mito della “vittoria mutilata”. Le aggressioni dei gruppi fascisti contro le formazioni e i giornali di sinistra convincono esponenti delle classi agiate ad usarli per azioni violente antisindacali e contro il movimento contadino.
L’ascesa del Fascismo
I fasci di combattimento cominciano con le aggressioni contro formazioni e giornali di sinistra, convincendo molti esponenti delle classi agiate ad usare questi gruppi paramilitari per azioni violente antisindacali e contro il movimento contadino, La popolarità raggiunta nel ceto medio permetterà ai fascisti di eleggere diversi deputati nelle varie liste delle elezioni del 1922.
Le Leggi Fascistissime
Se già le elezioni del 1924 avevano suscitato non poche critiche a causa e delle minacce e delle violenze che le avevano condizionate, con le Leggi Fascistissime l’Italia scivolò definitivamente nella dittatura. I partiti vennero messi al bando, alle opposizioni fu proibito di esprimersi e le aggressioni nei confronti dei giornali di sinistra, come l’Unita e l’Asino, divennero la norma. Tutto il potere politico venne accentrato nelle mani di Mussolini.
La Guerra in Etiopia
Cercando di emulare le altre potenze europee, Mussolini decise di attaccare l’Etiopia (o come veniva chiamata allora, Abissinia) per creare un proprio impero coloniale. Tuttavia l’Etiopia era uno stato indipendente membro della Società delle Nazioni: l’Italia non solo finirà con l’uscire dall’organizzazione, ma subì anche pesanti sanzioni commerciali.
La “Guerra Civil” spagnola e la presenza italiana
Contrapponendosi alla vittoria alle urne del Fronte Popolare, una coalizione di estrema destra formata da militari, fascisti e cattolici riesce a salire al potere in Spagna grazie a un violento colpo di stato. Nei tre anni successivi la Spagna cadrà in una sanguinosa guerra civile che porterà all’affermazione dei golpisti e alla salita di Francisco Franco al potere: l’ingente presenza delle armate fasciste italiane, nonché dei bombardamenti nazisti, fu decisiva per la vittoria del caudillo.
Le Leggi Razziali
Negli anni Trenta i rimandi ad un “problema ebraico” iniziarono a diffondersi maggiormente, assieme a rimandi sempre più espliciti al concetto di “Razza Ariana”. L’apice si ebbe nell’estate del 1938, quando venne proclamato lo “Stato di emergenza antisemita” nella pubblicazione “Il Fascismo e i problemi della Razza”. Da questo momento, l’apparato statale si mise in moto per costruire il discorso antisemita e creare il perfetto “nemico interno”.
L’Italia entra in Guerra
Vincolata dal Patto d’Acciaio firmato con Giappone e Germania, l’Italia riuscì a ritardare il suo ingresso nel secondo conflitto mondiale fino al 1940. Sfruttando la debolezza francese, ormai quasi caduta nelle mani di Hitler, l’Italia entrò ufficialmente in guerra attaccando proprio il paese transalpino. La firma dell’armistizio del ’43 e il successivo fallimento della Repubblica di Salò sancirono la fine del ventennio fascista.
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