Un importante cambiamento nella storia millenaria delle città è avvenuto con la rivoluzione industriale,
che ha portato alla progressiva espansione delle stesse e alla crescita di aree periferiche sempre più ampie e complesse.
In molte città del mondo, soprattutto in quelle industriali, è cresciuto e si è sviluppato un modello vita e consumo
che oggi presenta il conto in termini di impatto ambientale e sociale.
Città e Rivoluzione Industriale
La nascita del sistema industriale capitalista gettò le basi delle moderne città, che ripensarono i propri spazi per affrontare l’immigrazione dalle campagne. Nacquero le periferie, costruite in fretta e furia nei pressi del luogo di lavoro degli operai. Queste aree si contraddistinguevano per l’alta mortalità infantile, la povertà e la scarsa pulizia.
Big Data & Smart Cities: Los Angeles
Nel 1974 il Los Angeles’s Community Analysis Bureau ebbe l’intuizione di utilizzare un computer per stendere un rapporto sulle condizioni di vita delle diverse aree della città ed evolvere una politica urbanistica adeguata sulla base dei dati raccolti e analizzati. I dati modificarono i criteri di sviluppo urbano, in modo che ogni quartiere potesse essere un ingranaggio importante nel funzionamento complessivo della città .
La prima “città digitale”: Amsterdam
Amsterdam avviò la campagna De Digitale Stad, grazie alla quale divenne la prima ″città digitale″ al mondo. Venne creata la prima rete pubblica cittadina, che gli abitanti poterono usare gratuitamente e liberamente. Questo programma, unito a un boom nelle vendite dei modem, permise a tutti cittadini della capitale olandese di godere per la prima volta di una connessione a internet.
La carta delle città europee per lo sviluppo sostenibile
Nel 1994 i delegati di circa 3000 città europee firmarono la Carta di Aalborg, un documento che invitava i firmatari a procedere verso una strada di maggior inclusione sociale e sostenibilità, partendo dalla riduzione degli sprechi e ripensando l’utilizzo dell’energia. Nel documento viene dato gran peso alla necessità delle diverse città di sostenere programmi differenziati e creativi, in grado di adattarsi alle necessità delle singole comunità.
Il miracolo di Portland
Nel 2006 Portland divenne un esempio di Smart City da imitare in tutto il territorio statunitense. Il cuore pulsante della città è il verde: l’80% della popolazione vive a meno di un chilometro da un parco cittadino, in linea con un progetto nato nel 1852 e ancora oggi molto popolare. Negli ultimi anni l’amministrazione cittadina si è impegnata per limitare l’ingrandimento eccessivo della metropoli, proteggendo i terreni agricoli ai suoi confini.
Diventare una smart city: Yokohama
Fumiko Hayashi venne eletta sindaca nel 2009 con un progetto estremamente chiaro: trasformare Yokohama in un esempio di città sostenibile. Nel 2010 diede vita al Yokohama Smart City Project, un programma che ha permesso alla metropoli nipponica di ridurre il proprio impatto ambientale e di assorbire agevolmente il processo di urbanizzazione, utilizzando le nuove tecnologie per ridurre lo spreco di energia elettrica.
La città-stato sostenibile: Singapore
Per arrivare a essere considerata la città più sostenibile al mondo, Singapore ha adottato diverse scelte votate allo sfruttamento delle nuove tecnologie: un esempio è il ″cemento verde″, un particolare cemento ricavato da materiali riciclabili. Una buona parte delle abitazioni di Singapore sono pensate per avere un ciclo vitale ed essere abbattute in futuro riciclando i medesimi materiali più e più volte.
Pandemia e smart cities
La pandemia ha reso necessario un processo di modernizzazione delle città in cui viviamo, che devono adattarsi ad un nuovo mondo digitalizzato. Il programma Next Generation EU pone la tematica dello sviluppo sostenibile e del rinnovamento delle infrastrutture cittadine fra i suoi capisaldi, partendo da un’edilizia green e allocando buona parte dei fondi sulla digitalizzazione.
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