Uno sguardo d’insieme
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Benvenuti nella pagina di presentazione del Kit Didattico The Water Code dedicata alle scuole medie.
Il kit è uno strumento educativo pensato per sensibilizzare le giovani generazioni sui temi dello sviluppo sostenibile e della gestione responsabile delle risorse idriche del nostro pianeta. Il kit si concentra sulla riduzione dell’impatto antropico su fiumi, laghi e mari del mondo e sulla gestione sostenibile delle risorse idriche, attraverso 8 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite.
Ogni step propone una introduzione, storie dal Sud del mondo come esempi reali di comunità che stanno affrontando le sfide legate all’acqua, racconti di protagonisti positivi, presentazioni di innovazioni e tecnologie, suggerimenti su cosa si può fare per dare un contributo positivo. Per ogni step è inoltre messa a disposizione una presentazione PPT corredata di note per il docente che può essere utilizzata per condurre una lezione in classe.
Di chi sono le nuvole, la pioggia, l’aria che respiriamo, gli animali, le foreste, l’acqua?
Appartengono a ciascuno di noi, sono i nostri beni comuni, il nostro patrimonio, le risorse naturali che permettono l’esistenza di tutte le forme di vita, compresa quella umana.
Bene comune primario è l’acqua dolce. Senza acqua dolce non si possono coltivare le piante e gli ortaggi che costituiscono la nostra alimentazione e che nutrono gran parte degli animali allevati per ottenere carne, latte, formaggi. L’acqua dolce non è inesauribile, è una risorsa limitata e va usata e gestita in maniera responsabile. Quella realmente disponibile è distribuita in modo irregolare sul pianeta e ciò dipende da vari fattori di carattere geologico, morfologico e, soprattutto, climatico.
La salute della specie umana e di quelle animali sono interdipendenti e legate al buono stato degli ecosistemi di cui fanno parte. La Salute è una e riguarda tutto il pianeta. Le malattie che colpiscono gli animali possono colpire anche noi e viceversa: siamo tutti collegati.
Per acqua potabile si intende acqua che non rappresenta un rischio significativo per la salute umana e che deve essere priva di agenti tossici, cancerogeni o microrganismi patogeni, nonché inodore, insapore e incolore. L’accesso all’acqua potabile e a servizi igienico-sanitari sicuri è un diritto umano sancito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e dall’Agenda 2030, essenziale per il pieno godimento della vita e di tutti gli altri diritti. Occorre garantirlo a tutti, senza discriminazioni, dando la priorità ai più bisognosi.
Le città occupano attualmente il 3% circa della superficie terrestre, rappresentano circa il 75% % del consumo energetico, provocano tra il 50 e 60% delle emissioni di carbonio.
Nel 2008, per la prima volta nella storia del mondo, è accaduto che il numero di abitanti delle città ha superato quello di chi vive nelle aree rurali. Questo cambiamento senza precedenti ci condurrà verso un ulteriore decadimento del fragile rapporto tra esseri umani e natura oppure, se agiamo responsabilmente, verso un aumento di natura nelle città. Entro il 2050 il 70% della popolazione mondiale vivrà in città e quasi la totalità di questo aumento della popolazione avverrà in Asia e Africa.
Intere città soffrono della mancanza di collegamento tra le persone e il mondo naturale a causa della perdita degli spazi aperti, di una progettazione urbana scadente, dell’eccessiva vita virtuale a discapito di quella sociale, del divario tra poveri e ricchi, tra persone istruite e non. Quindi oggi vivere in città non significa necessariamente vivere bene. La rapida urbanizzazione, inoltre, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, esercita una forte pressione sull’ambiente, specialmente per la gestione della fornitura delle acque a uso umano e dello smaltimento delle acque reflue.
Le acque reflue delle città possono infatti avere un impatto significativo sull’ambiente, in quanto possono contenere sostanze inquinanti come batteri, virus, detergenti, oli, prodotti chimici e altri materiali nocivi.
Se queste acque non vengono trattate correttamente, possono finire nei fiumi, nei laghi o negli oceani, danneggiando l’ecosistema acquatico. Ciò può alterare gli equilibri naturali e causare la morte di molte specie acquatiche e terrestri.
Le materie prime sono quei materiali che derivano da risorse naturali e che servono per la produzione di beni e prodotti. Possono essere di origine minerale come, ad esempio, il ferro, lo zolfo, il petrolio, il gas naturale, oppure di origine biologica, come il legno, le fibre naturali, i cereali, gli oli vegetali.
La sequenza “prendi-produci-smaltisci” indica il percorso che le materie prime seguono nel modello economico che ha caratterizzato finora la nostra civiltà occidentale, definito economia lineare. Indica che le materie prime vengono estratte o raccolte in natura, trasformate in prodotti che vengono utilizzati fino a quando sono gettati via come rifiuti.
Si parla invece di materie prime seconde quando vengono riutilizzati gli scarti di lavorazione derivanti dalla produzione oppure dal riciclaggio o dal recupero di rifiuti (vetro, plastica, carta). Il loro riuso viene spesso realizzato direttamente all’interno degli stabilimenti produttivi. Il modello economico lineare ha generato una grande ricchezza per alcune aree del mondo, ma ha provocato effetti ambientali disastrosi come l’accumulo di rifiuti, la contaminazione di mari e terre, le emissioni di gas serra, guerre sanguinose per il controllo delle aree ricche di risorse naturali, forti disuguaglianze sociali.
Bisognerebbe oggi far riferimento ad un altro modello, quello dell’economia circolare, un sistema economico che si rigenera da solo. In questa visione, la vita della materia prima è potenzialmente infinita o quasi: quando un prodotto è al termine della sua vita utile può essere smontato nei suoi componenti che vengono riutilizzati per produrre qualcos’altro.
La vita sulla Terra dipende ed è influenzata dal clima e lo influenza a sua volta. La biosfera, cioè l’insieme di tutte le forme viventi, umanità compresa, è uno dei principali motori del clima e del ciclo di molti elementi chimici tra cui il carbonio. Nel corso delle ere geologiche, la biosfera ha contribuito a modificare la composizione dell’atmosfera e continua ancora oggi a modificarla. Ogni organismo vivente, specie umana compresa, può vivere entro determinate condizioni di temperatura, pressione, umidità e luce. Qualsiasi cambiamento troppo rapido, che non consente un eventuale adattamento a condizioni diverse, può provocare la scomparsa di individui, popolazioni, specie ed interi ecosistemi.
Il cambiamento del clima è una variazione significativa delle condizioni climatiche medie di una determinata zona. Il clima, che è sempre cambiato nel tempo, oggi cambia più rapidamente con il riscaldamento globale dovuto alle conseguenze sull’atmosfera delle attività umane. Aumento delle temperature, siccità ed eventi meteo estremi sono effetti concreti di questo cambiamento.
Il clima ha un ruolo fondamentale nel ridistribuire l’acqua dolce, risorsa indispensabile per la vita. Se cambiano le temperature, cambia la distribuzione delle precipitazioni e delle riserve di acqua dolce sulla terraferma e, di conseguenza, cambiano gli ecosistemi. Le specie animali e vegetali, i batteri e i virus in parte soccomberanno alle nuove condizioni, in parte si sposteranno in nuove aree e in parte si adatteranno.
Dagli oceani, dai mari e dagli ecosistemi di acqua dolce otteniamo ossigeno, cibo, acqua potabile, benessere, salute, ispirazione, bellezza. Le foreste sulla terraferma sono responsabili di circa il 30-40% dell’ossigeno che respiriamo, mentre il resto viene prodotto in gran parte dalle “foreste del mare”, cioè dal fitoplancton, l’insieme dei micro-organismi vegetali presente nelle distese di acque marine e dolci. Le grandi correnti oceaniche ridistribuiscono il calore del sole sul pianeta e regolano il clima, spostano acqua calda, umidità e precipitazioni dai tropici ai poli e acqua fredda dai poli ai tropici. Le correnti oceaniche sono il grande nastro trasportatore della vita, responsabile della straordinaria varietà di organismi presenti sul pianeta.
Il riscaldamento globale può modificarle in futuro con conseguenze imprevedibili per tutti gli esseri viventi. Inoltre il mare profondo è ricco, oltre che di vita, di risorse minerarie rare, già nella mira delle industrie estrattive: organizzazioni ambientaliste si mobilitano per sospendere queste ricerche e per studiare meglio la biodiversità e gli ecosistemi marini profondi.
Gli oceani possono sembrarci infiniti, ma dobbiamo imparare a proteggerli e a considerarli fragili e in pericolo. Ridurre l’impatto delle attività umane sulla biodiversità marina e di acqua dolce non è solo una questione ambientale ma riguarda l’economia, lo sviluppo, la salute, la sicurezza, l’alimentazione, l’etica, il futuro del pianeta e dell’umanità.
L’insieme di tutte le risorse naturali del pianeta – suolo, aria, acqua, rocce, ecosistemi e organismi viventi – costituisce quello che viene definito Capitale Naturale.
Il Capitale Naturale è il patrimonio, non inesauribile, del pianeta, sul quale si gioca il nostro futuro. L’acqua è parte integrante del Capitale Naturale, così come la biodiversità; in particolare le foreste nel mondo conservano la biodiversità, rialimentano il ciclo dell’acqua, rigenerano l’ossigeno e contribuiscono alla stabilità del clima.
Il Capitale Naturale, nel suo insieme, fornisce materie prime, risorse, beni, servizi, benefici chiamati servizi ecosistemici, indispensabili alla vita e al benessere di tutti i viventi.
Kit del progetto “The water code (TWC). La formula per una gestione sostenibile delle risorse idriche del mondo” (AID 012618/02/1), promosso da Helpcode (Capofila), Fondazione Giangiacomo Feltrinelli CISV, Tamat, Annulliamo la distanza, Marevivo, New Horizons, Step4, Fondazione Acquario di Genova, CNR-IAS,e co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).