Cercare la verità – Le Fakes News ieri e oggi

Cercare la verità

Le Fakes News ieri e oggi

Il kit Cercare la verità indaga il concetto di Fake News ieri e oggi.

  • Lo step 1 Leggi La Storia, con la lettura del primo capitolo del Il Falso e il Vero e la Lezione sulle Fake News Scaricabile a cura di Gabriela Jacomella, mostra da un lato che le Fake News sono sempre esistite e dall’altro ci aiuta a vedere come funzionano nell’era dell’esplosione digitale.
  • Lo step 2 Esplora le fonti è dedicato a indagare il concetto di Fake News in un periodo storico poco studiato: quello del colonialismo italiano.

Dall’impresa di Libia fino alla conquista dell’Etiopia, il percorso che si propone prova a fornire spunti di riflessione ricorrendo a risorse tratte dal Patrimonio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.

Scopri le fonti

Il testo scritto da Gaetano Salvemini nel 1914, Perché siamo andati in Libia?, si proponeva di indagare le modalità attraverso cui la campagna libica del 1911-1912 fosse stata preceduta da una serie di interventi, apparsi sulla stampa periodica italiana, che enfatizzavano l’abbondanza e la ricchezza naturale della realtà africana per giustificare l’impresa bellica.

Nel suo intervento, Salvemini contribuisce a fornire anzitutto una lezione di metodo, invitando lo «storico» intenzionato a dedicarsi a questo segmento poco studiato della storia contemporanea, a fare uno sforzo di ricostruzione della campagna di informazioni fittizie e tendenziose messe in atto dalla pubblicistica italiana.

La conquista di un “posto al sole” da parte dell’Italia, una politica coloniale tesa ad assoggettare i territori africani, prende piede nei decenni finali dell’Ottocento; frustrata con la disfatta di Adua del 1896, la ricerca italiana del proprio “posto al sole” si sostanzia nella guerra italo-turca del 1911-1912 e nella conquista dell’Abissinia, della tripolitania e della cirenaica da parte del regime fascista nel 1935-1936.

Leggi Salvemini per iniziare: Come siamo andati in Libia del 1914

Di seguito proponiamo alcune fonti tratte dal patrimonio archivistico di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli che rappresentano delle testimonianze storiche “multi-vocali” rispetto ai due periodi evidenziati.

SPUNTI PER LA LETTURA DELLE FONTI

Queste domande possono essere utilizzate come spunti-guida nell’esplorazione delle diverse fonti proposte.

  • In che modo viene descritta la Libia?
  • Quali le ragioni portate a supporto dell’intervento?
  • Quali informazioni sembrano essere state omesse e distorte?
  • Cosa scopriamo leggendo i discorsi a favore e contro la campagna di Etiopia?
  • Quali informazioni sono state rimosse o negate riguardo alle strategie militari dell’Italia?
  • Quale sembrava essere la percezione della realtà delle Colonie dalla “madrepatria”, e quale la realtà?

LA GUERRA DI LIBIA

La Guerra Italo-Turca, nota come Guerra di Libia, impresa di Libia o campagna di Libia ed in turco come Trablusgarp Savaşı, ossia Guerra di Tripolitania, fu combattuta dal Regno d’Italia contro l’Impero ottomano tra il 29 settembre 1911 e il 18 ottobre 1912, per conquistare le regioni nordafricane della Tripolitania e della Cirenaica.

Risulta possibile indagare questo particolare momento storico attraverso alcuni estratti del patrimonio di Fondazione Feltrinelli: la documentazione qui ripresa si compone di trascrizioni dei discorsi parlamentari di Giovanni Giolitti – una fonte storica estremamente interessante per chi voglia ricercare come la guerra contro la Turchia fosse stata giustificata da parte della classe politica liberale – e di cronache, nelle quali Guido Podrecca aveva avuto modo di riaffermare il mito della fertilità libica.

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LA CAMPAGNA DI ETIOPIA

La storia di Adua attraversa il rapporto tra Italia e Etiopia: nell’immaginario collettivo quella sconfitta ha rappresentato il punto più basso delle velleità imperialistiche e coloniali dell’Italia. Il Fascismo, in linea con il suo mito della romanità, può infine proclamare il ritorno dell’Impero dopo una guerra dove si sono utilizzati tutti i mezzi per stroncare la fiera resistenza delle popolazioni locali. Sarà proprio il ricorso sistematico ai gas asfissianti, e in particolare all’iprite, vietata dal Protocollo di Ginevra stipulato nel 1925, a connotare tragicamente le operazioni belliche. Un altro portato della guerra è la sua giustificazione fondata sulla pretesa superiorità della «razza» bianca sulle popolazioni di colore e sui cosiddetti “meticci”, giustificata da teorie razziste millantate come scientifiche.

La documentazione offerta si compone principalmente di scritti di Mussolini, il quale sia presenta il testo del Maresciallo Badoglio – ponendo l’accento sull’importanza del fattore “tempo” nell’impresa etiopica rispetto all’equilibrio internazionale della Società delle Nazioni –, sia rievoca i fasti della Roma imperiale a sostegno della sua politica coloniale. Altri testi, come quello di Nenni, rappresentano la voce antifascista, guardando con occhio critico alle intrinseche incoerenze dell’impresa africana.

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