Con Attilio Geroni
Caporedattore redazione Esteri Il Sole 24 Ore
Presso l’Aula Magna dell’Università di Siena – via Banchi di Sotto 55, Siena e in diretta streaming
In diretta dall’Aula Magna dell’Università di Siena la masterclass “Cosa vuol dire essere europei?”, con Attilio Geroni, caporedattore redazione Esteri Il Sole 24 Ore. Saluti istituzionali di Francesco Frati, Rettore dell’Università di Siena, Massimo Pronio, Responsabile Comunicazione della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Massimiliano Tarantino, Direttore di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Massimiliano Montini, Responsabile scientifico Europe Direct Siena. Interviene Niccolò Donati, ricercatore Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. In collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea e lo Europe Direct Università degli Studi di Siena.
Nell’ambito del Festival d’Europa 2022 in Toscana, il 9 maggio alle ore 10:30, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, la Rappresentanza in Italia della Commissione europea e lo Europe Direct Università degli Studi di Siena organizzano la masterclass “Cosa vuol dire essere europei?”.
Come e perché è nata l’Unione europea? Com’è evoluto nel corso degli anni il rapporto tra cittadini e UE? Come possono partecipare i giovani cittadini alla “politica” europea e consolidare la propria dimensione di cittadinanza europea? Oggi, insomma, cosa vuol dire essere europei?
Un’occasione rivolta a studentesse e studenti per comprendere come il presente dell’Europa e di noi cittadini europei vive e si alimenta di una storia di cui occorre avere consapevolezza. Perché il futuro non è dato e non è già scritto. Prende forma anche grazie alle nostre sollecitazioni e domande, a partire da valori e bisogni espressi dalla collettività.
Durante la masterclass la moderatrice interagirà con gli studenti presenti e collegati dalle loro classi attraverso un sondaggio online fruibile da smartphone.
Ingresso e partecipazione su prenotazione attraverso i form sotto riportati.
L’incontro sarà trasmesso in streaming sulla pagina Facebook e sul sito di Scuola di Cittadinanza Europea per consentire una partecipazione da tutta Italia.
Apertura musicale di M. M. Shaahin che eseguirà l’Inno alla gioia di Ludwig van Beethoven
Francesco Frati, Rettore dell’Università di Siena
Massimo Pronio, Responsabile Comunicazione della Rappresentanza in Italia della Commissione europea
Massimiliano Tarantino, Direttore di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Massimiliano Montini, Responsabile scientifico Europe Direct Siena
Niccolò Donati, ricercatore di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
Tre keywords per ricostruire con gli studenti il clima, i valori e le idee che hanno promosso la costituzione dell’unità europea
Attilio Geroni, caporedattore redazione Esteri Il Sole 24 Ore
Modera la giornalista Gabriela Jacomella
Come e perché è nata l’Unione europea? Com’è evoluto nel corso degli anni il rapporto tra cittadini e UE? Come possono partecipare i giovani cittadini alla “politica” europea e consolidare la propria dimensione di cittadinanza europea? Oggi, insomma, cosa vuol dire essere europei?
Dialogo aperto con gli studenti in sala.
In presenza presso l’Aula Magna Università di Siena o in streaming
In collaborazione con la Rappresentanza
in Italia della Commissione europea
Dalla Resistenza è nata una coscienza europea. Aspetto questo certamente da non sopravvalutare ma neppure da sottovalutare, poiché ha contribuito in modo determinante a ricostruire l’identità europea nel periodo successivo alla guerra. Se è incontestabile, precisa Wieviorka, che la resistenza sia stata un fenomeno insieme nazionale e patriottico, è anche vero che in Europa occidentale è stata anche un fenomeno europeo e progressista, sotto una doppia influenza: da una parte gli anglo-americani hanno contribuito, attraverso il loro sostegno, a modellarla, in termini ideologici e organizzativi; dall’altra i movimenti clandestini, di fronte ad un’occupazione barbara e sanguinosa, hanno dovuto lasciare le rive del patriottismo per abbracciare orizzonti più ampi.
L’Europa che vorremmo e quella che c’è sono percepite come due realtà che si parlano con difficoltà e che spesso confliggono. Per un’Europa libera e unita indica dove avrebbe senso riprendere a riannodare le fila del ragionamento per provare di nuovo, ancora una volta, a riprendere un percorso, molte volte annunciato, non sviluppato, quasi mai intrapreso per davvero.
In tempi recenti, allorché il Muro cadeva, abbiamo creduto che l’orologio della storia, fermo a lungo sul meridiano di Yalta, riprendesse lentamente a muoversi sulla scorta di un bilanciere in cui ciascuno ritrovasse il senso della propria identità. Ma non è stato così. Le riflessioni di Marc Bloch scritte nel 1935 intorno al tema dell’identità d’Europa ci aiutano a capire perché. Osserva Bloch che la nozione di Europa si fonda su una nozione di panico. Panico che costituisce non tanto la condizione del vissuto politico dell’Europa ma la ragione che essa narra a se stessa della sua individualità storica. Uno stato d’animo, o meglio una scala di sensibilità sulla quale l’Europa ha costruito la sua stessa fisionomia territoriale. In questo senso secondo Bloch la coscienza storica dell’Europa trova la sua ragion d’essere nella fisionomia immaginaria del “mondo chiuso”.
Verso la fine del secondo conflitto mondiale, dinnanzi a un’Europa dilaniata dalla guerra, Valiani riflette sulle idee dei “federalisti” espresse nel “Manifesto di Ventotene” (steso da Ernesto Rossi e Altiero Spinelli). Ne approva in gran parte i contenuti, in primis la visione della realizzabilità di uno Stato federale europeo di cui i protagonisti siano cittadini non già i governi delle singole nazioni. Ipotizza uno Stato europeo democratico che costituisca uno spazio economico unico, libero, che abbia socializzate le grandi industrie, le banche, i mezzi di trasporto. Riflette sulle strategie necessarie al conseguimento di tale obiettivo mettendo i federalisti in guardia dall’idea che un partito o una classe dirigente illuminata sia sufficiente a guidare il popolo alla “vittoria”: la vittoria, infatti, sarà possibile solo con il coinvolgimento attivo della grande maggioranza delle masse popolari e non solo di determinate classi di avanguardia.