Il kit – Europa. Frontiere e migrazioni – approfondisce la “questione migratoria” dell’Europa attuale, considerando diversi fenomeni di oggi e di ieri, incluso quello delle migrazioni interne nell’Italia del dopoguerra. Comprendere e analizzare la questione dei flussi migratori del passato permette di costruire una maggiore consapevolezza sulle sfide cui fanno fronte oggi gli stati nazionali europei, Italia inclusa.
Il kit è composto da 5 moduli:
Da sempre le persone si spostano alla ricerca di un futuro migliore, di maggiori opportunità per sé e per la propria famiglia, per sfuggire alle persecuzioni, alla povertà e alle guerre.
Alla fine del 2021, le persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni di diritti umani risultavano essere 89,3 milioni, un aumento dell’8 per cento rispetto all’anno precedente e ben oltre il doppio rispetto al dato registrato 10 anni fa, secondo il rapporto statistico annuale dell’UNHCR Global Trends.
Questo tema non riguarda certamente solo il nostro continente ma si tratta di un fenomeno globale. Tuttavia nell’ultimo decennio l’Europa ha visto un forte aumento dei flussi migratori ‘in entrata’ e ogni giorno migliaia di persone mettono la propria vita a rischio cercando di attraversare le frontiere. Nel 2016 sono stati 8.084 i morti e dispersi lungo le rotte migratorie, mentre nel 2020 se ne sono registrati 4.255. Sono cifre molto alte. Anche nel 2021 la mortalità per profughi e sfollati è stata molto elevata, con 3.388 morti e i dispersi a livello mondiale, nei primi 9 mesi del 2021, secondo i dati Oim.
Fino a che punto riusciamo a spiegare e capire questi fenomeni, e perché sono così importanti?
Costruire fra i giovani una consapevolezza sugli aspetti oggettivi del dibattito sull’immigrazione, e ragionare insieme sul fatto che dietro ogni statistica anonima su asilo e immigrazione ci sono volti umani e storie personali, è una responsabilità fondamentale. In questo periodo il rischio che aumentino sempre di più gli episodi di discriminazione e xenofobia è alto. Da un lato, le società europee diventano sempre più plurali, multi-etniche e multiculturali, dall’altro aumenta il bisogno di affrontare la complessità dei molti motivi per i quali le persone lasciano il paese d’origine e l’urgenza di mettere fine alle continue morti di chi si sposta alla ricerca di migliori opportunità.
I decenni ‘50, ‘60 e ‘70 coincidono con l’ingresso nelle grandi città del Nord e nei loro hinterland di quasi 800.000 nuovi abitanti. Lavoratori dei campi e disoccupati, artigiani, giovani donne e uomini disposti a tutto per migliorare le proprie condizioni di vita.
Cos’è successo al loro arrivo? Dove vivevano? Come hanno trasformato la faccia delle città?
Sfoglia e scarica alcune risorse degli archivi di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli che raccontano delle grandi migrazioni interne degli italiani nel corso del ‘900, e delle difficoltà dell’integrazione.
In coda ai documenti scaricabili vengono proposte alcune domande-stimolo per guidare studentesse e studenti nella lettura e interrogazione delle fonti storiche.
Guarda queste interviste di migranti stranieri e italiani, in fuga da guerre o alla ricerca di opportunità.
Ti sembra ci siano somiglianze in queste storie? Cosa rende le storie di migrazioni di oggi diverse da quelle di ieri?
Cittadina italiana di origini croate, racconta la composizione cosmopolita della sua famiglia, i motivi della sua migrazione dalla ex Jugoslavia, la scelta di lavorare come giornalista, le esperienze di diffidenza e discriminazione che ha vissuto.
Immigrato a Milano dalla Provincia di Enna nel ’64, all’età di 17 anni, in cerca di lavoro e di fortuna, ha trovato lavoro come operaio in una fabbrica di ceramica.
Siriano in fuga dalla guerra, racconta cosa abbia voluto dire per lui migrare, e la solidarietà e l’accoglienza che ha trovato, cosa significhi dover lasciare la propria casa e vita da un momento all’altro, i suoi pensieri sul futuro.
Immigrata a Torino dalla Sicilia, ha insegnato per 40 nelle scuole di alfabetizzazione, prima per gli italiani analfabeti e poi per i primi immigrati dal Maghreb e da altri Paesi.
Chiara Paris è ricercatrice dell’Osservatorio Storia e Memoria di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.
Marco Omizzolo è sociologo e scrittore, esperto di migrazioni, responsabile scientifico della cooperativa In Migrazione, presidente del centro studi Tempi Moderni e ricercatore Eurispes.
Andrea Segre è regista di cinema documentario e di finzione, è dottore di ricerca in sociologia della comunicazione presso l’Università di Bologna, dove ha insegnato fino al 2010 come esperto di analisi etnografica della produzione video e di pratiche e teorie di comunicazione sociale, in particolare nell’ambito della solidarietà internazionale.
Maurizio Ambrosini è Sociologo e docente all’Università degli Studi di Milano. È responsabile scientifico del Centro studi Medì – Migrazioni nel Mediterraneo di Genova, dirige la rivista «Mondi migranti» e la Scuola estiva di Sociologia delle migrazioni.
Alessandro Leogrande è stato uno scrittore e giornalista italiano. Ha collaborato con il «Corriere del Mezzogiorno», «Internazionale», Radio 3 e con numerosi altri giornali e riviste; era vicedirettore di «Lo Straniero».